Sostegno familiare

L’alcol e le persone che ne diventano dipendenti portano all’interno del nucleo famigliare la propria esperienza di dolore e i famigliari risultano coinvolti in vissuti ed emozioni di sofferenza, rancore e paura. I famigliari condividono per molto tempo problematiche sociali e personali del parente che beve troppo e sono sempre più demoralizzati, stanchi e confusi. Il dolore dei partner e dei famigliari è un dolore pervasivo, profondo che si innesca per i problemi che accadono all’interno del nucleo famigliare e che ciclicamente si ripresentano a seguito del bere problematico del parente. Tale dolore acquisisce diverse forme: rabbia, preoccupazione, ribellione oppure rassegnazione e accettazione.

L’alcol colpisce sino alle sue basi tutta la famiglia e si insinua e si muove con modalità ed aspetti subdoli e silenziosi ma anche destabilizzanti e violenti, che ne possono minare il funzionamento e trasformare alla radice le dinamiche, gli equilibri e le relazioni. La condivisione delle esperienze, il confronto e il sostegno possono rappresentare un valido aiuto per chi vive accanto a chi ha problemi di dipendenza dall’alcol.

Holding-hands

L’ambulatorio Aliseo offre:

  • sostegno psicologico specifico per famigliari, strutturato in trattamenti di tipo individuale, famigliare, di coppia;
  • gruppo di sostegno (con conduttori) rivolto ai genitori con figli alcoldipendenti;

Il gruppo di sostegno rivolto ai genitori di alcolisti, come gli altri tipi di trattamento dell’Associazione, è un servizio gratuito.

Come può aiutare la famiglia

La sofferenza all’interno della famiglia

La sofferenza portata dall’alcolismo al contesto famigliare e sociale è determinata anche dai cambiamenti radicali della vita quotidiana dei famigliari che viene infatti spesso sconvolta sia a livello pratico e organizzativo che affettivo e relazionale. Inoltre coloro che vivono accanto ad una persona dipendente da alcol temono di subire il giudizio negativo della società sugli alcol dipendenti, provano vergogna e possono tendere, nelle fasi iniziali, a chiudersi nel silenzio.

Conflitti e disfunzioni tra ruoli nelle famiglie di alcolisti, inducono a considerare l’intera famiglia come sofferente, perché la malattia di uno dei suoi membri modifica la struttura delle dinamiche relazionali della convivenza. Tutto il sistema della relazione e della comunicazione tra l’alcolista e le persone che gli vivono accanto fa parte di un sistema di interazione di sofferenza che può essere definito “alcolico” perché concentrato di fatto sull’alcol vissuto come strumento che condiziona e determina il rapporto interpersonale. Il vissuto prevalente dei famigliari e della rete di conoscenti è di scacco, impotenza, frustrazione, insuccesso.

Tra l’alcolista e il gruppo famigliare si instaura un complesso di risposte comportamentali che possono perpetuarsi secondo processi rigidi e quasi meccanici che sfuggono ad un controllo razionale. Assistiamo così, spesso, allo sviluppo di un processo complesso costituito dall’altalenarsi di diversi fattori in interazione in tutto il sistema-famiglia: comunicazione irrigidita, sensi di colpa, colpevolizzazioni, alleanze, frustrazioni, giustificazioni, problemi in ambito lavorativo e sociale, allontanamenti e avvicinamenti, rapporti emozionali interrotti, comportamenti aggressivi, ricerca di comprensione e accettazione nei confronti dell’ambito sociale. Nella fase conclusiva tale processo può condurre all’isolamento sociale definitivo dei membri della famiglia fra loro e nei confronti dell’ambiente esterno. E’ solo a questo punto che spesso la famiglia dell’alcolista è spinta a rivolgersi alle strutture di cura.

Quando i legami relazionali restano stretti e di mutuo supporto, poi, costituiscono un indubbio vantaggio per il processo di recupero. A volte è utile quindi coinvolgere i famigliari nella terapia e nel sostegno alla persona alcolista di modo che sia agevolata una comprensione della dipendenza e delle difficoltà che l’alcolista ha nel gestire le ansie, i dubbi e le paure.

I famigliari in questo percorso di consapevolezza vengono aiutati a gestire il cambiamento all’interno delle dinamiche famigliari e a prendere coscienza di quegli schemi famigliari e modalità di relazione, la cui rigida ripetizione può generare la fissità del sistema. La famiglia che tende all’equilibrio si può dire tenda a mutare armonicamente nel tempo, per non reiterare comportamenti “disfunzionali”. In definitiva, quindi, una famiglia è “disfunzionale” nella misura in cui rischia di attivare un sistema rigido di regole, spesso implicite, che non sono di aiuto per la salute dei loro componenti.

Come accorgersi se un famigliare ha un problema di alcolismo

Che cosa accade all’interno di una famiglia in cui un suo componente è alcolista?

Si verifica innanzitutto la rottura dell’equilibrio.  L’equilibrio famigliare è determinato dalla possibilità che vengano svolti, al suo interno, dei compiti specifici di carattere educativo, affettivo, economico, sociale, ecc. Un po’ come dire che ogni membro del nucleo famigliare ricopre un ruolo ben preciso, ma lo svolgimento di questo ruolo, non può più essere garantito, nel momento in cui il sistema famiglia viene modificato dalla presenza dell’alcol, e di chi ne fa uso in modo eccessivo. I comportamenti si modificano e così, affinché la famiglia continui a “funzionare”, è necessario che qualcun altro si faccia carico anche di quei doveri e di quelle responsabilità al quale il forte bevitore non riesce più a far fronte. E’ a questo punto che l’equilibrio della famiglia si spezza, con conseguenze dolorose e anche drammatiche. La crisi è un momento di sofferenza interna ma può rappresentare anche un momento di creatività in quanto genera nuove e diverse modalità di relazione.

Il sistema famigliare si modifica solo quando le consuete abitudini e i conseguenti comportamenti non funzionano più. Allora avvengono cambiamenti di ruoli, cambiamenti dell’immagine che ognuno ha di sé e degli altri, e scoperte di nuove e diverse caratteristiche dei membri della famiglia che comportano impegno, tensione e anche conflitti emotivi. L’alcolismo diviene il “principio organizzatore centrale” della vita dell’alcolista ma anche dell’intera famiglia, intesa come sistema, e dei suoi modelli di comportamento e di interazione. La tendenza alla conservazione di modalità consolidate di relazione può rappresentare spesso un ostacolo.

L’alcolista diventa il centro dell’attenzione della famiglia. Quest’ultima nel suo complesso rimane costantemente in guardia, nel tentativo di prevedere anche ciò che appare imprevedibile. E così, se da un lato l’alcolista diventa sempre più dipendente dai suoi famigliari per bisogno di supporto emozionale, sociale e finanziario, dall’altro condiziona attraverso l’alcol i comportamenti di chi lo circonda e ciò che attorno a sé viene detto e fatto.

La dipendenza da alcol può quindi generare sofferenza e adattamenti a livello relazionale da parte dei famigliari che mettono in atto un comportamento dettato spesso dalla sofferenza, dall’ansia e dalla necessità di controllare sempre le abitudini di chi sta loro accanto.

La famiglia è protagonista, insieme al soggetto che beve, di un vero e proprio dramma, ma è necessario ricordare che essa è anche parte in causa nel processo di cambiamento e quindi di risoluzione del problema.

Come intervenire con il famigliare alcoldipendente

Il ruolo dei famigliari e del gruppo

I famigliari e gli amici svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutare l’alcolista a prendere coscienza della sua malattia e a motivarlo ad una terapia. I famigliari e gli amici possono dare sostegno alla persona con problemi di alcol, anche se la strada per uscire dalla dipendenza va percorsa dalla persona stessa.

Spesso i famigliari cercano di nascondere il problema, perché si vergognano di ciò che sta loro accadendo; sono infatti vittime del tabù che circonda l’alcolismo come “vizio”, rafforzandone così l’immagine negativa. I famigliari e gli amici invece hanno spesso il diritto oltre che il bisogno di superare il silenzio e parlare di ciò che stanno vivendo. Va ricordato che si possono risolvere situazioni a volte molto difficili solo grazie alla forza di volontà di tutti i componenti della famiglia, questo significa essere disposti a prendersi cura di sé senza temere di abbandonare o tradire l’altro.

L’alcol, infatti, si impadronisce della vita di chi ne abusa ma anche dei suoi famigliari e amici, che finiscono per rinunciare a soddisfare i propri bisogni e non riescono più a vivere una vita normale. Chiunque viva accanto ad un alcolista si trova confrontato con la una difficile realtà, l’impotenza a cambiare la situazione e a capire cosa sta accadendo, soprattutto di fronte alla perpetuazione della negazione del problema da parte dell’alcolista che ne soffre, che non riesce ad accettare la sua malattia

Si oscilla tra tentativo di giustificare, senso di colpa e desiderio di controllo del consumo di una persona dipendente, per farlo smettere di bere. E invece famigliari e amici non ne sono responsabili e la ricerca delle colpe non aiuta a risolvere il problema. Ma i famigliari possono svolgere un ruolo importante nell’aiutare la persona dipendente a prendere coscienza della propria malattia e a motivarla al cambiamento.

Non si può impedire di bere e obbligare una persona che non ha deciso di farlo, a smettere, ma si può partire da se stessi, cambiare il proprio atteggiamento nelle relazioni. Questo implica un processo che può essere lungo e difficile perché dipende dalla capacità dei membri della famiglia di rimettersi in gioco, di dare fiducia e, appunto, di cambiare. Questo è possibile spesso grazie all’aiuto di professionisti e di un gruppo con cui condividere il proprio vissuto.

L’esperienza del gruppo può aiutare a cambiare atteggiamento, che significa prendere coscienza del potere esercitato dall’alcol sul comportamento, sul benessere fisico, psichico e relazionale dei famigliari stessi.

Cambiamento significa così attivare progressivamente, verso l’alcolista, atteggiamenti responsabilizzanti e non protettivi e quindi creare una relazione più autonoma e matura. In questo modo i famigliari vengono aiutati a spostare l’attenzione e a porre al centro della propria vita le proprie esigenze e necessità.

Il Gruppo di sostegno Aliseo rivolto ai genitori

L’Aliseo promuove gruppi di sostegno, che si svolgono con cadenza settimanale e con la conduzione di due operatori qualificati. Il gruppo rappresenta uno spazio di incontro e uno strumento terapeutico, di reciproco sostegno e di coesione a livello sociale ed interpersonale. I partecipanti grazie al confronto e all’espressione dei propri vissuti, sono orientati ad un cambiamento personale e ad un aumento di consapevolezza rispetto alle dinamiche famigliari in relazione alla problematica dell’alcol. Lo spazio protetto del gruppo diviene un contenitore in cui trovare accoglienza, ascolto ma anche confronto e stimolo.

I partecipanti traggono notevole vantaggio nel vedere rispecchiati negli altri membri del gruppo le loro stesse problematiche e sviluppano la sensazione che gli eventi della vita possano essere vissuti con minore coinvolgimento e drammaticità.

Il reciproco stimolo che avviene tra i partecipanti consente di sperimentare l’importante esperienza di essere non solo bisognosi ma anche competenti e in grado di soddisfare richieste altrui, attraverso la formulazione di indicazioni o suggerimenti.

Dopo un primo contatto telefonico e diretto con Aliseo, i famigliari che fanno richiesta di partecipazione vengono ricevuti da operatori esperti che forniscono tutte le informazioni circa le modalità di partecipazione al gruppo e con i quali avviare un colloquio conoscitivo di selezione per l’accesso al gruppo.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • Andreoli V. – Basile A., “Alcol e Famiglia Dietro le maschere dell’alcool”, Torino – Edizioni Gruppo Abele , 1986.
  • Rossi S.,L’alcolista: nn nostalgico alla ricerca di identità”, Abbiategrasso (MI) , Guerini Studio , 1994.
  • Cibin M., Mazzi M., Rampazzo L., Serpelloni G.,“L’alcologia. Nell’ambulatorio del medico di medicina generale”, Verona – Grafiche Leardini , 2001.
  • Griffit E., Marshall J., Cook C.,  “Diagnosi e trattamento dell’alcolismo. Manuale per le professioni d’aiuto”, Milano – Raffaello Cortina Editore, 2000.