Storia dell’alcol

DIVULGAZIONE E INFORMAZIONE

ALLE ORIGINI DELL’ALCOL

Nella storia dell’umanità l’alcol rappresenta la più antica e la più diffusa sostanza psicotropa.

L’etimologia della parola alcol risale agli Arabi; significa “il meglio di una cosa” oggi, tuttavia, l’abuso di alcol rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. La nascita ed il consumo delle bevande alcoliche risalgono a tempi antichissimi. Si ritiene che le prime bevande alcoliche siano comparse sulla terra più di 20.000 anni fa e che già i cacciatori e i coltivatori della preistoria conoscessero l’effetto disinibente della fermentazione dell’uva e dei cereali.
Dal IV millenio a.C. sia i Sumeri che gli Egiziani fabbricavano e bevevano vino e birra, esistono già descrizioni di allora circa gli effetti positivi e negativi che esse procuravano all’uomo. Anche gli schiavi bevevano birra durante la costruzione delle piramidi.
Nel codice di Hammurabi, che risale al 1800 a.C. sono riportate alcune leggi che servivano a regolare il commercio del vino.
Altrettanto antiche le produzioni di bevande alcoliche prodotte in Cina dalla fermentazione del riso il “pulque”, ottenuta dalla fermentazione dell’agave (pianta), diffusa nelle civiltà precolombiane. Esse divennero protagoniste della vita sociale, culturale e religiosa.

Di <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/it:%C3%89douard_Manet" class="extiw" title="w:it:Édouard Manet"><span title="pittore francese">Édouard Manet</span></a> - <a rel="nofollow" class="external free" href="https://images.artistsspace.org/ln8ji75r">https://images.artistsspace.org/ln8ji75r</a>, Pubblico dominio, Collegamento

L’ALCOL NELLE PRATICHE RELIGIOSE

Fino al XIX secolo l’acqua è stata considerata nella società occidentale sostanza inadatta al consumo. Il rifiuto dell’acqua come bevanda è unanime da parte delle civiltà più antiche, come quella egizia, babilonese, ebraica, assira, greca e romana, secondo cui essa poteva provocare malattie acute e croniche o addirittura mortali.
I metodi di depurazione dell’acqua erano ignoti e, a differenza di quanto avveniva in Oriente, dove l’acqua era bollita per preparare il tè, in Occidente i vantaggi derivanti dalla bollitura non erano conosciuti.
Erano quindi il vino e la birra le principali bevande usate da tutti a prescindere dall’età anche perché il loro tasso alcolico era molto basso e quindi gli effetti nocivi erano minori.
Prima che la patata si affermasse come alimento di base, nel 700, la birra era un alimento importante nell’alimentazione quotidiana e si produceva soprattutto nei monasteri.
Nell’antichità, dove l’alimentazione era per lo più a base di cereali quindi di carboidrati, l’alcol ottenuto dalle loro fermentazione veniva considerato un alimento sia come apporto di liquidi sia perché in grado di fornire calorie.
Le bevande alcoliche hanno avuto anche un importante ruolo nelle pratiche religiose di moltissimi popoli, dal Mescal utilizzato nelle civiltà precolombiane, al vino utilizzato in Grecia dove divenne elemento centrale in molti rituali sacri e a Roma con la mitologia di Dionisio e di Bacco cui erano dedicate apposite feste religiose.

La vite e il vino hanno un ruolo centrale nella religione cristiana: la tradizione legata a Noè, il vino come sangue di Cristo, i membri della Chiesa come tralci. Nella tradizione ebraica il vino è simbolo della festa e segno di alleanza fra Dio e il popolo eletto.
Il fatto che per 10000 anni in occidente birra e vino sono state le principali bevande consumate, sono esistite leggi per regolarne il consumo e condannarne l’abuso.
Nel Corano ci sono accenni di condanna all’abuso dell’alcol e su questi accenni alcune società islamiche hanno costruito la proibizione e la condanna sia religiosa che legislativa. Anche nella Bibbia se ne biasima l’abuso.
In quasi 3000 anni di storia, nel mondo occidentale, nonostante i forti sconvolgimenti politici e religiosi, non ci furono grandi cambiamenti circa il consumo dell’alcol e l’atteggiamento nei suoi confronti finché nel 1400 appare per la prima volta il termine acquavite grazie all’opera di un medico padovano che descrive in termini dettagliati l’uso della serpentina per ricavarne il distillato.
Questo procedimento che concentra e circoscrive la quantità di etanolo nelle bevande mise in risalto quali fossero gli effetti negativi di un eccessivo dosaggio di alcol.
La scoperta della distillazione provoco’ la prima importante trasformazione qualitativa e quantitativa nel consumo di alcol da parte dell’uomo. Erano trascorsi 9000 anni dall’introduzione della fermentazione e della viticoltura. Fatto forse ancor piu’ importante, la distillazione segno’ il passaggio dalla birra e dal vino, come elementi nutritivi, al consumo di alcol in tali quantita’ nocive da richiamare l’attenzione sull’uso dell’alcol stesso. La distillazione forni’ insomma il vero e proprio metro di valutazione dell’abuso di alcol e dei suoi effetti negativi.

DAL XV SECOLO

Dal 1400 in poi ebbe inizio un’epoca in cui si diffuse l’urbanizzazione e la crescita dell’economia, ci fu un maggior livello di ricchezza in generale e l’ ostentazione di grandi mangiate e di grandi bevute con un atteggiamento favorevole al consumo dell’alcol per quanto gli effetti negativi dell’ubriachezza fossero riconosciuti e i poteri pubblici cercassero con leggi e sanzioni di imporre delle restrizioni. Nella prima metà del 1500 riformatori come Lutero e Calvino vedevano nel vino più un dono di Dio che non una sostanza da cui astenersi, limitandosi a predicarne la moderazione.
In seguito in alcuni ambienti religiosi fondamentalisti, come le sette dei quaccheri e anabattisti, si trovano i fondamenti dei proibizionismi dell’alcol. In Inghilterra nel 1525 viene varata per la prima volta una legge che vieta l’ubriachezza per ragioni di ordine pubblico e la considera un crimine.
Nel XVII secolo aumentò molto il consumo del caffè e del tè e il metodo di preparazione di queste bevande diffuse la pratica di far bollire l’acqua con l’evidente effetto di distruggerne i “componenti “velenosi,
La diffusione di bevande alternative e una migliore alimentazione fecero diminuire il consumo di alcol non più così necessario per l’apporto di liquidi e di calorie.
Nel 1647, un monaco greco di nome Agapios, documentò per primo che l’abuso cronico di alcol è associato a tossicità a livello del sistema nervoso e ad una vasta gamma di altri disturbi medici, come convulsioni, paralisi ed emorragie interne.

NELL‘EPOCA DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE

Nel 1800 l’industrializzazione comportò un aumento vertiginoso degli abitanti delle città, di conseguenza vennero introdotti sistemi di depurazione dell’acqua corrente che portò ad eliminare le bevande alcoliche dall’uso quotidiano relegandole a momenti particolari. Nell’Europa del nord nascono i primi movimenti proibizionisti con leggi che ne regolano la vendita e proibiscono la produzione domestica.
In Finlandia nel 1884 furono varate leggi molto severe per la vendita dei liquori tanto che in seguito furono addirittura proibiti determinando la nascita del mercato nero.
La “guerra all’alcol” ebbe inizio nel 1871 nello stato del Maine (USA) dove era nato il movimento del proibizionismo con divieti alla produzione e allo spaccio di liquori. Anche nello Jowa e Kansas furono adottate rigide leggi proibizioniste
Nel 1919 negli Stati Uniti venne emanato il 18 emendamento alla Costituzione che estendeva a tutto il territorio il divieto di fabbricazione, vendita e consumo di alcol “Volsteat Act” che determinò l’entrata in vigore del proibizionismo. Le conseguenze furono gravissime nascita del mercato nero,gangsterismo, guerre tra contrabbandieri.
Fu una esperienza fallimentare che aggravò invece di ridurre il problema dell’alcol (in quegli anni si consumò una quantità tripla di vino rispetto agli anni precedenti.)
La legge fu abrogata da F.D.Roosveld nel 1933 dopo 14 anni.
Piuttosto che la proibizione la maggior parte delle nazioni ha preferito attuare un controllo sulla produzione e sulla vendita con leggi e tasse dalle quali si ottengono altissimi proventi.